Survivor

Quando mi chiedono qual è la tua canzone preferita io come tutti faccio finta di pensarci su.

Poi dico che dirne una e una sola è impossibile e allora ne tiro giù almeno una decina e poi con lo sguardo faccio capire che ce ne ho altre mille di canzoni da dire e tutte con una storia dietro che mi ricorda altre storie.

Perché a me le canzoni mi ricordano le storie che mi ci sono fatto insieme.

Io con le canzoni, infatti, ci passavo la notte ascoltando Per un’ora d’amore di Radio Subasio e poi mi mettevo a letto e stavo male perché a me Daniela non la dava ma a lui sì e io però l’amavo e lui no e io lo sapevo per certo perché lui me lo aveva detto e io glielo avevo detto a lei e lei mi ha detto grazie sei un amico vero e io ti voglio bene per questo.

E io che non avevo le parole per dirlo perchè Antonello non le aveva ancora scritte perché amici mai per chi si ama come noi era dopo di quei giorni lontani e nemmeno la friendzone l’aveva mai detta qualcuno ché le serie americane non c’erano alla tele e internet nemmeno che lo avevano solo alla Nasa e nelle università americane e io invece ero nel giardino del palazzo dove abitavo, ecco io senza le parole per dirlo mi sentivo solo.

E a star male ho continuato anche quando Daniela è diventata Sandra e poi Eva e poi ancora Daniela, ma un’altra.

Stavo male e però non glielo dicevo mai che le amavo perché prima di trovare il coraggio di farlo ero diventato un amico vero e mi volevano bene per questo.

Però in questa storia delle canzoni preferite c’è una storia dentro alla storia di non saperne dire una perché io davvero una canzone preferita ce l’ho ma non la dico mai.

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1985

È Survivor, quella di Mike Francis, ma non la dico mai. Survivor, che è la mia preferita fra tutte. Non so perché, ma non lo dico mai. Che poi è la mia preferita più de Il cucciolo Alfredo di Lucio Dalla o di Sara di Antonello Venditti o di Bella più che mai degli Stadio.

Ma io Survivor non la dico mai.

Però è la mia canzone preferita e mi ricorda uno strano maglione color verderame ma scuro come fosse verderame bruciato da un sole forte come quando vai in spiaggia ad agosto e il cielo è di quel colore azzurro e le nuvole perché le nuvole ci sono sempre, ecco le nuvole che sono bianche e assomigliano agli animali che io e mia sorella ci giocavamo a dire ecco la nuvola cavallo e la nuvola dinosauro e noi le guardavamo mentre eravamo seduti sul sedile di finta pelle della Opel Kadett 1000 di mio padre targata VT125137 che chissà che fine ha fatto però era azzurro cielo metallizzato ma questa è un’altra storia che ci porterebbe troppo lontano da Survivor perché in quei viaggi verso casa dei nonni io invece sentivo Gigliola Cinquetti e La domenica andando alla messa e mi piaceva Serena che andava in altalena di là dalla rete che divideva i nostri giardini.

Lo strano maglione fuori era di una specie di cotone pesante e dentro aveva una strana pelliccia sintetica verderame, chiaro come il verderame che vedevo sulle mani di mio nonno quando andava a darlo (il verderame si dà) alle viti nella piccola vigna alle porte del paese dove abitava e che dava sul lago e che ci dà anche oggi e su quel lago quante storie e quante canzoni come quando andai al concerto di Lando Fiorini con mia nonna e le sue amiche ma è una altra storia ancora e c’eravamo tutti in quella piazza vicino casa a cantare con lui le canzoni romanesche e io le so ancora a memoria e quelle signore già vecchie le cantavano tutte e Lando con noi.

E lo strano maglione che chissà che fine ha fatto sul braccio aveva il logo della Stone Island perchè a me la Stone Island mi è sempre piaciuta e mi ricordo di una volta in discoteca a Siena che però era qualche anno dopo che uscì Survivor e a me piaceva Paola e il suo culo meraviglioso e io me la ricordo come se davvero avessero messo Survivor e io la avessi ballata fino a sudarci dentro a quel maglione verderame scuro.

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