Mare mare mare

Ero in macchina con Cinzia e stavo andando al lago. Mi era venuta a trovare senza avvertimi e così ho deciso di portarla a mangiare sulla spiaggia. C’era il sole, faceva caldo come fa caldo in primavera che a me però non mi sembra caldo, anzi.

Cinzia a me mi mette di buon umore. Sa sorridere anche dei suoi cazzi. Io nemmeno me lo ricordo come l’ho conosciuta però da sempre è così.

Arriviamo al lago e ci mettiamo seduti al tavolo di un ristorante con lo sguardo perso, le isole davanti agli occhi, il riflesso del sole sull’acqua, gli occhiali da sole per ripararci. Ordiniamo e ci mettiamo entrambi a far foto senza smettere di parlare delle nostre cose. Con Cinzia ero stato a pranzo prima di Natale, del Natale prima di quella primavera, e mi aveva detto che avrebbe voluto fare un corso di fotografia. Io le ho detto che era una pessima idea. Che i corsi di fotografia non servono a nulla. Meglio esercitare lo sguardo mettendolo in connessione col cuore.

A me mi piace dire queste cose. Queste cose del cuore, delle connessioni, delle energie cosmiche. Che poi a dirle ci credo anche. E i corsi di fotografia non sono mai serviti a nessuno.

Ma a me mi piace dire queste cose perché penso davvero che l’amore venga prima di tutto il resto. L’amore per qualunque cosa, anche per la fotografia. Per la musica. Per la ragazzina dai capelli rossi. Per il bambino dalla testa pelata.

Io e Cinzia abbiamo mangiato la pasta col sugo di pesce e io ho bevuto la CocaCola Zero perché non ingrassa e io non voglio essere grasso. Cinzia ha bevuto il vino perché lei sa vivere e sa mangiare e sa raccontare le cose della vita. E poi è bella e può mangiare tutto.

Io ora che ci penso ho intitolato questa cosa che sto scrivendo Mare mare mare ma al mare non ci sono stato, almeno questa volta. Ero al lago, però poi tornando mentre continuavamo a dirci le cose a un certo punto mi è venuto in mente che io a vent’anni volevo essere come Luca Carboni che di anni ne aveva 25 e mi tiravo indietro i capelli e ci mettevo la gelatina che compravo dal barbiere e che scolpiva e bagnava come negli anni ottanta bisognava scolpire e bagnare. Perché negli anni ottanta era così, ci scolpivamo e bagnavamo tutti e avevamo le giacche e i jeans Stone Island e le camicie di CP Company e io compravo Per Lui e volevo essere come i modelli nelle foto perché volevo scopare le ragazze anche se poi però non lo facevo mai.

Insomma, tornavo dal lago, mi sono ricordato che volevo essere come Luca Carboni coi capelli scolpiti e bagnati col gel e tutti tirati indietro e con gli occhiali da sole Ray Ban Wayfarer neri e col bordo in alto viola, e allora ho cercato Luca Carboni su Spotify e ho messo Chicchi di grano ed ero lì con Cinzia e allora ho preso una strada bianca per metterci di più a tornare a casa perché volevo sentire tutta la canzone e risentirla ancora e poi ancora una volta e così andavo pianissimo con la scusa della strada sterrata e delle buche. Madonna, le buche.

E poi ho guardato Cinzia e ci aveva su gli occhiali da sole anche se il sole era alle nostre spalle e piangeva e mi diceva io questa canzone non la conoscevo e tu stronzo perché l’hai messa che ora io piango e poi la sentirò ancora e piangerò ancora di più che quando sono sola piango meglio e mentre mi diceva questa cosa allora mi sono accorto che anche io stavo piangendo perché Chicchi di grano parla di un amore che finisce e poi le persone si allontanano e non si ritrovano più come le foglie d’autunno un soffio di vento ci ha portato via e ogni volta che un amore finisce uno non sa mai perché e poi mi è venuto in mente Cocciante e però piangevo già troppo e allora ho guardato Cinzia e lei ha guardato me e ci siamo abbracciati e abbiamo capito che l’amore spacca.